Ciò che ci rende umani: come mettere la tecnologia al servizio della solidarietà. Di Belén Alcobendas (direttrice della Fondazione Mundo 21)

Di Belén Alcobendas, direttrice della Fondazione Mundo 21
Sempre più spesso sentiamo voci che ci mettono in guardia dall'effetto disumanizzante della tecnologia. Ci dicono che, nel mondo in cui viviamo, i nuovi strumenti di comunicazione ci isolano, ci deprimono, ci rendono più egoisti e individualisti e ci impediscono di provare empatia per il dolore e la sofferenza altrui. In breve, ci rendono meno umani.
Ma cosa ci rende veramente umani?
La risposta può essere complessa quanto vogliamo. Tuttavia, essere consapevoli della nostra esistenza, crescere nella società, avere valori etici e la capacità di creare strumenti tecnologici per migliorare la nostra vita fanno parte della nostra essenza come esseri umani.
La tecnologia è quindi uno degli elementi fondamentali che ci rendono umani, così come la capacità di utilizzarla secondo il nostro codice etico.
La tecnologia in un mondo con risorse limitateIn un mondo in cui, secondo le Nazioni Unite, più di 700 milioni di persone soffrono la fame e un terzo del cibo prodotto viene sprecato, utilizzare la tecnologia per ottenere una distribuzione più equa del cibo diventa un'esigenza impellente.
Le risorse del pianeta sono limitate, non solo il cibo, ma anche l'acqua e l'energia necessarie per produrlo. Nell'attuale contesto di cambiamento climatico, la ridistribuzione delle eccedenze alimentari deve essere una priorità per la società nel suo complesso.
Questa ridistribuzione si basa sulla tecnologia come uno degli strumenti chiave per il suo successo. Tra questi strumenti rientrano i sistemi di tracciabilità alimentare, che consentono di tracciare i prodotti lungo l'intera filiera.
La tracciabilità, essenziale anche per garantire la sicurezza alimentare e ottimizzare la logistica, offre un duplice vantaggio nella gestione delle eccedenze: riduce le perdite e indirizza il cibo verso le persone in situazioni vulnerabili.
Cooperazione efficace: non basta voler aiutareLa cooperazione è al centro della natura umana. Tuttavia, nel XXI secolo, non siamo ancora riusciti a garantire cibo per tutti, nemmeno nei paesi sviluppati come il nostro.
In Spagna, sei milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare, in un Paese che non ha carenza di risorse. Un recente studio del MAPA indica che la percentuale di spreco alimentare nella grande distribuzione si attesta allo 0,65% del totale venduto, con una perdita economica media di 0,73 euro per ogni tonnellata prodotta o acquistata.
In questa situazione critica, è essenziale dotarci degli strumenti per garantire che gli aiuti alimentari alle persone vulnerabili siano forniti nel modo più efficace. Non basta semplicemente voler aiutare; dobbiamo sapere come farlo al meglio.
Una corretta gestione delle informazioni è essenziale affinché le attività di beneficenza raggiungano gli obiettivi prefissati, tenendo conto delle priorità, del numero di persone bisognose, della loro ubicazione e delle loro reali necessità. E le nuove tecnologie, con sistemi avanzati come la blockchain, possono fornirci tutti questi dati.
La tecnologia per lavorare su ciò che è importanteL'uso della tecnologia per digitalizzare completamente il processo di donazione dei prodotti, dal momento in cui lasciano il ristorante, il supermercato o l'azienda alimentare fino all'organizzazione che li riceve. Questo consente alle organizzazioni del terzo settore di avvicinarsi alla propria missione, liberandosi da compiti che, se eseguiti manualmente, moltiplicano le ore e limitano il loro raggio d'azione.
La tecnologia ci definisce come esseri umani e ci rende umani. È tempo di usarla per costruire un mondo più giusto.
Foto principale: Archivio EFE/Santi Carneri
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