Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

Crisi climatica, nessun ghiacciaio ormai è al sicuro

Crisi climatica, nessun ghiacciaio ormai è al sicuro

I giganti bianchi stanno scomparendo nell’arco di una vita, proprio sotto ai nostri occhi. Quando il grande fotoreporter Sebastião Salgado nacque nel 1944 i ghiacciai di tutto il mondo erano maestose riserve d’acqua per lo più in piena salute. Oggi, poco dopo la morte a 81 anni del maestro, la “fotografia” dei ghiacciai della Terra è opposta: a causa della crisi del clima sono sempre più piccoli e in agonia, oppure totalmente scomparsi, come il Flua sul Monte Rosa. Dall’Himalaya in forte sofferenza all’Antartide e la Patagonia, dalle Alpi sino al Canada non c’è infatti più un ghiacciaio in grado di salvarsi completamente dal triste declino in corso. Anche per questo forse non è un caso che una delle ultimissime mostre di Salgado, al Mart di Rovereto, sia un lascito proprio dedicato ai ghiacciai: un’esistenza intera per ricordarci, attraverso le immagini, che cosa sta accadendo sul Pianeta.

“I ghiacciai muoiono – diceva Salgado – si vede che stanno morendo. Sono il termometro della terra ma la loro fine è segnata, non possiamo fare nulla per impedirlo ma possiamo almeno renderci conto di questo fenomeno. Vorrei che fosse più vivo e tangibile per tutti noi anche attraverso le mie fotografie". Ma se le immagini non dovessero bastare, sono i dati a confermarci l’inesorabile tragedia: in soli 20 anni, dal 2003 al 2023, è scomparso in media il 5% del loro volume totale, con valori che oscillano fra il 2% di addio ai ghiacciai antartici, come quelli studiati dai ricercatori della base Concordia, sino a quasi il 39% sparito in zone dell’arco alpino.

In sostanza abbiamo detto addio a 6.500 miliardi di tonnellate di ghiaccio e contribuito a un aumento di 18 millimetri del livello dei mari. Per dare un’idea, come ben sottolinea il ricercatore Michael Zemp dell’Università di Zurigo, "le 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio che si sciolgono ogni anno sono equivalenti alla quantità di acqua che consuma l’intera popolazione umana in 30 anni”. Cifre, queste, che appartengono a una recente ricerca del del progetto Glacier Mass Balance Intercomparison Exercise dell’Esa in cui vengono mostrati modelli ancor più drammatici: in un futuro a basse emissioni, comunque difficile da ipotizzare vista l’inazione in corso, si parla di una ulteriore riduzione dei ghiacciai montani intorno al 25%, mentre nello scenario ad alte emissioni del 50% entro fine secolo. Significa minore disponibilità d’acqua dolce per l’umanità, animali e piante, ma anche innalzamento dei livelli del mare e minore presenza di superfici bianche che ci aiutano a contrastare l’effetto delle radiazioni. Un declino facilmente osservabile nella nostra Europa che si riscalda il doppio rispetto alla media.

Svizzera, la frana di ghiaccio si abbatte sul villaggio

Anche l’ultimo l’inverno, tra i più miti, ha infatti nuovamente lasciato il segno: in Austria, sul ghiacciaio di Hallstätter, in un solo anno lo spessore nevoso si è dimezzato passando da 7 a 3,6 metri. Le ultime rilevazioni nella vicina Svizzera mostrano come la neve a duemila metri sia intorno appena al 35% rispetto ai valori medi.

Nell’arco alpino italiano si registrano perdite di spessore nelle porzioni frontali di addirittura 3 metri (sull’Adamello) e segni sempre più abbondanti di fusione. Questo significa - indica uno studio condotto da Greenpeace Italia con il Politecnico di Zurigo - che in appena 25 anni quasi la metà (il 48,5%) dei ghiacciai italiani delle Alpi scomparirà.

Dire addio a questi preziosissimi regolatori del clima che ricoprono il 10% della superficie terrestre potrebbe però avere conseguenze difficili da comprendere. Ecco perché, ricordava lo stesso Salgado, dobbiamo comprendere e agire: il fatto che ogni secondo con l’acqua persa dai ghiacciai si potrebbero riempire tre piscine olimpioniche, dovrebbe allarmarci e non lasciarci indifferenti. Le montagne della Terra infatti forniscono il 60% delle riserve di acqua dolce: senza, significa non avere più sicurezza alimentare, economia, turismo e acqua per oltre 2 miliardi di persone. Se agissimo ora però, abbassando le emissioni per restare sotto i famosi +1,5°C, almeno potremmo ancora aiutare i ghiacciai in due terzi dei siti del patrimonio mondiale e, di conseguenza, spiegano i ricercatori “ad ogni decimo di grado di riscaldamento evitato, salvare anche delle vite”.

L’articolo è tratto dal numero di Green&Blue in edicola il 4 giugno, allegato a Repubblica e dedicato al Festival di Green& Blue (Milano, 5-7 giugno)

La Repubblica

La Repubblica

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow