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La raffineria texana che produce biocarburante dai bovini, contribuendo alla deforestazione

La raffineria texana che produce biocarburante dai bovini, contribuendo alla deforestazione

Se per ridurre l’impatto di emissioni inquinanti nei trasporti su strada, auto e camion, si sta puntando sull’elettrificazione, nell’aviazione il discorso è più complesso. E le batterie non ne fanno parte. Allo stato attuale sia Stati Uniti che Europa stanno puntando sul SAF, acronimo di Sustainable Aviation Fuel, un carburante prodotto da fonti sostenibili, come olii vegetali, grassi animali, rifiuti agricoli, ma anche alghe o anidride carbonica catturata. Il SAF può ridurre le emissioni di gas serra fino all'80% rispetto ad un aereo alimentato con carburante tradizionale, nel corso del suo ciclo di vita. Una riduzione che include le emissioni derivanti dalla produzione, dal trasporto e dalla combustione del carburante. Purtroppo, ancora oggi le percentuali di SAF impiegato per l’aviazione sono molto basse.

A livello mondiale, gli Stati Uniti sono il maggior produttore mondiale. Nel 2023, si stima che la produzione americana di SAF abbia toccato quota 190 milioni di litri, ma siamo a meno dell'1% del carburante per aereo totale consumato dal paese. Mentre il mercato globale del carburante per jet, seppur piccolo, vale circa 2,9 miliardi di dollari nel 2025 secondo la società di analisi SkyQuest Technology Group, rispetto al mercato globale di 239 miliardi di dollari per il carburante per aviazione convenzionale.

All’interno di questa filiera produttiva, che nonostante i numeri esigui, riguarda miliardi di dollari di fatturato, s’inserisce una vicenda dai contorni torbidi, che lega un’azienda produttrice del Texas alla Foresta Amazzonica. Stavolta gli alberi non fanno parte di questa storia, ma il bestiame di bovini. Dicevamo, infatti, che una delle fonti per produrre il SAF è il grasso animale. L’agenzia di stampa Reuters, attraverso un’accurata inchiesta ha scoperto che una raffineria texana che vende il carburante verde alle compagnie aeree statunitensi avrebbe acquistato il grasso proveniente dal bestiame allevato su terreni illegalmente disboscati in Amazzonia.

Il nome dell’azienda è Diamond Green Diesel, che ha investito centinaia di milioni di dollari in una raffineria a Port Arthur, nello stato del Texas, che trasforma il sego - questo il nome del grasso bovino - nel carburante “pulito” per gli aerei. L’affare scotta ancor di più perché questa azienda, nel 2022 ha raccolto la considerevole cifra di 3 miliardi di dollari in crediti d'imposta per la produzione di biocarburanti. L’inchiesta ha svelato che dietro al sego ci sono due fabbriche brasiliane che hanno fornito migliaia di tonnellate di grasso, a loro volta comprato da macelli che avrebbero acquistato animali da allevamenti illegalmente disboscati nella foresta pluviale amazzonica. Insomma un circolo vizioso non da poco.

Anche perché i vettori aerei, che a loro volta comprano SAF, ottengono dei crediti per la riduzione delle loro emissioni, perché l'impianto di Diamond Green Diesel è certificato sulla base di un accordo che coinvolge le Nazioni Unite. Come dire che tutti gli attori in gioco ci guadagnano, ma in modo sporco. O comunque poco trasparente, a danno, ancora una volta del povero polmone verde del mondo, in cui l'industria bovina brasiliana è coinvolta in modo importante.

Intanto, in Brasile le autorità giudiziarie hanno acceso i riflettori sulla faccenda. ”Le aziende che traggono profitto da materie prime provenienti da una catena di approvvigionamento che implica la deforestazione, sono anche responsabili di queste illegalità", ha detto a Reuters, Ricardo Negrini, procuratore federale brasiliano che ha aperto una serie di indagini sull'industria bovina; per contro le aziende coinvolte non avrebbero rilasciato commenti alle domande dettagliate sulla catena di approvvigionamento del sego brasiliano.

Se le compagnie aeree, per raggiungere gli obiettivi di riduzione ed azzeramento di emissioni di CO? entro il 2050, sono sotto pressione dei rispettivi enti competenti per ciascun paese (come avviene per l’industria dell’auto), è altresì vero che il SAF o comunque il carburante sostenibile per l’aviazione per ottenere il certificato d’idoneità ai crediti, non deve provenire da biomassa di terreni deforestati dopo il 2008 o da aree protette secondo gli accordi internazionali.

A spingere le compagnie aeree verso net zero è CORSIA, acronimo di Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation, meccanismo basato sul mercato, sviluppato e gestito dall'International Civil Aviation Organization, l'agenzia delle Nazioni Unite che sovrintende alle convenzioni sull'aviazione civile internazionale. Se in questa fase l’adesione delle compagnie è ancora su base volontaria, dal 2027 sarà d’obbligo per poter riscattare i crediti compensativi legati alle emissioni di CO2.

E l'uso di SAF è un pilastro fondamentale di CORSIA. Infatti, secondo alcuni esponenti che hanno partecipato alla stesura di CORSIA, sentiti da Reuters, la produzione di sego per SAF non provocherebbe un aumento diretto della produzione di bestiame, quindi della deforestazione in Amazzonia, perché si parte dal presupposto che il bestiame sarebbe comunque allevato per la carne, e il sego è semplicemente un risultato inevitabile e secondario di quel processo.

La Repubblica

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