Perché l’Italia rischia grosso nella nuova guerra dei dazi? In gioco più di 800 milioni di euro

Con l’entrata in vigore, oggi, del nuovo schema tariffario voluto da Donald Trump, si chiude l’era del libero scambio e si apre una stagione incerta per l’economia globale. Energia, export, tecnologia: ecco come l’Italia finisce nel mirino della nuova politica americana, tra promesse energetiche fragili e miliardi a rischio.
Oggi il mondo, l’Europa e, nel suo piccolo, anche l’Italia, possono dire di aver perso una partita strategica. L’entrata in vigore del nuovo sistema tariffario voluto da Donald Trump apre un capitolo oscuro per tutte le economie che avevano fatto della globalizzazione un motore di crescita. Il protezionismo, tornato prepotentemente sulla scena, si sta trasformando in un terremoto silenzioso che minaccia non solo gli equilibri commerciali, ma anche quelli politici, energetici e industriali.
Mentre le cancellerie europee cercano di mascherare le difficoltà con formule diplomatiche, il nuovo assetto imposto dagli Stati Uniti non lascia spazio a interpretazioni: da oggi si gioca secondo nuove regole. E Trump, piaccia o no, tiene il coltello dalla parte del manico.
Molto è stato detto sui dazi: dal 15% attuale fino al 35% in caso di “inadempienza” da parte dei partner europei. Ma il vero nodo è altrove. In quel fragile equilibrio raggiunto con la promessa (unilateralmente europea) di acquistare energia americana per 750 miliardi di dollari in tre anni. Un’intesa non ratificata né dal Parlamento europeo né dai governi, ma siglata con l’avallo di pochi grandi attori industriali.
Risultato? Si passa dalla dipendenza da Mosca a quella da Washington. Ma a un prezzo altissimo di cui avevamo già parlato: centinaia di miliardi investiti in combustibili fossili, petrolio e gas naturale liquefatto (LNG), che mettono in seria discussione gli obiettivi climatici europei e rallentano il piano RePowerEU. Una marcia indietro clamorosa rispetto alla transizione ecologica sbandierata solo pochi mesi fa.
Le conseguenze per il Bel Paese non si faranno attendere. Il comparto più esposto è quello tecnologico, uno dei fiori all’occhiello dell’export italiano. Secondo ANIE Rinnovabili, le nuove tariffe potrebbero costare all’Italia oltre 800 milioni di euro, impattando direttamente sulle imprese più dinamiche e internazionalizzate.
Gli Stati Uniti sono oggi il secondo mercato di sbocco per l’industria tecnologica italiana (dopo la Germania). Solo nel 2024, l’export ha superato 4 miliardi di euro, con una crescita dell’11,5% in valore e del 18% in volume. Un trend che si conferma anche nei primi cinque mesi del 2025: +13,5% in valore, +23,3% in volume. Ma molti ordini, avvertono gli analisti, potrebbero essere stati anticipati per evitare i rincari doganali.
energiaitalia