Giornalismo climatico e consenso sociale: il potere dell'informazione di fronte all'emergenza. Di Arturo Larena, direttore di EFEverde (Agenzia di stampa EFE)

Di Arturo Larena, direttore di EFEverde.com (Agenzia di stampa EFE)
La sessione tenutasi al Congresso dei Deputati sul futuro Patto di Stato contro l'emergenza climatica è stata, soprattutto, una dimostrazione di ascolto. Un ascolto trasversale alle generazioni, ai settori e alle diverse prospettive; un esercizio raro in un'epoca dominata da rumore, polarizzazione e immediatezza.
Partecipare al panel dedicato alle scienze sociali e alla comunicazione sul clima, insieme alla giornalista ambientale e climatica Marta Montojo (Ballena Blanca), all'antropologo Emilio Santiago, alla politologa Cristina Monge e al divulgatore scientifico Javier Peña (HOPE!), è stata l'occasione per riflettere sul ruolo, spesso invisibile ma decisivo, dell'informazione e del giornalismo ambientale nella costruzione del consenso necessario per affrontare la crisi climatica.
La narrazione è importante: comunicare il clima oltre i dati
La scienza ha formulato una diagnosi chiara e convincente: il riscaldamento globale sta progredendo più rapidamente del previsto e i suoi impatti stanno diventando visibili in ogni regione. Ma comunicare la crisi climatica non può ridursi alla semplice trasmissione di dati, cifre o grafici, per quanto solidi possano essere.
La grande sfida sta nel costruire una narrazione, connettendo la conoscenza con l'emozione e la vita quotidiana delle persone. Perché il cambiamento climatico non è solo un fenomeno ambientale o tecnico: è una storia di giustizia, diritti, salute, territorio e futuro.
Come giornalisti, abbiamo la responsabilità di tradurre la complessità scientifica in comprensione pubblica, senza cadere in un catastrofismo paralizzante o banalizzare il problema. Riportare con rigore, andando oltre il semplice resoconto giornalistico, ispirando al contempo impegno e azione, è l'essenza del giornalismo ambientale.
Un patto nato dal dialogo e dall'inclusioneDurante la cerimonia di chiusura, Cristina Narbona, presidente della Commissione per la transizione ecologica e la sfida demografica, ha sottolineato la necessità di costruire un patto “legittimo, democratico e partecipativo” che integri la voce di tutti i settori: scienziati, imprenditori, giovani, sindacati, mondo rurale e organizzazioni sociali.
«Un patto nazionale non può nascere dall'esclusione», ha avvertito, «ma piuttosto dal dialogo e dalla volontà di comprendersi reciprocamente». Narbona ha anche osservato che tutti i gruppi parlamentari sono stati invitati a partecipare al processo e ha lamentato l'assenza di alcuni, sottolineando che «senza pluralismo politico non c'è legittimità democratica».
Narbona ha inoltre difeso la coerenza tra politiche pubbliche e impegni climatici, citando come esempio la legge sulla mobilità sostenibile e la decisione di mantenere il calendario di chiusura delle centrali nucleari, nell'ambito di una transizione ecologica giusta e ordinata, compatibile con gli obiettivi del Green Deal europeo.
Una giornata di consenso e pluralitàNel corso di una giornata e mezza di lavori, la Camera Costituzionale del Congresso dei Deputati ha riunito più di trenta relatori provenienti dal mondo scientifico, rurale, imprenditoriale, sindacale, giovanile, delle ONG e della comunicazione.
Tra i partecipanti c'erano la Presidente del Congresso, Francina Armengol; il Segretario di Stato per l'Ambiente, Hugo Morán; ed esperti di spicco come María José Sanz (IPCC), José Manuel Moreno, Fernando Valladares, Asunción Ruiz (SEO/BirdLife), Gonzalo Sáenz de Miera (Iberdrola), Teresa López (FADEMUR) e Ángel Pérez (Consiglio spagnolo della gioventù), tra gli altri.
Ogni panel, moderato da giornalisti ambientalisti, ha dimostrato che l'emergenza climatica richiede una prospettiva collettiva: dalla scienza all'economia, dalla giustizia sociale alla governance e alla cultura.
Il giornalismo come bene pubblicoIl giornalismo ambientale, oggi più che mai, deve affermarsi come un servizio pubblico essenziale. In tempi di evidente sovraccarico informativo e di palese disinformazione, le redazioni specializzate fungono da baluardo contro il rumore di fondo e da strumento di coesione democratica.
I media tradizionali, le emittenti e le piattaforme specializzate condividono la stessa missione: mantenere il clima al centro dell'attenzione pubblica e farlo con pluralità, indipendenza e una prospettiva costruttiva.
Il giornalismo climatico non consiste nel "predicare" una causa, ma nel riferire onestamente sulle cause e sulle conseguenze dell'inazione, evidenziando sia i rischi che le soluzioni.
Ascoltare per costruire il futuroIl Patto di Stato contro l'emergenza climatica non deve essere solo un documento istituzionale, ma un accordo sociale e culturale, basato sulla fiducia, sulla trasparenza e sulla corresponsabilità, e in questo il giornalismo ambientale deve svolgere un ruolo fondamentale.
Come ha sottolineato Narbona, la sfida è triplice: emergenza climatica, emergenza sociale ed emergenza politica. Per affrontarle sono necessarie cooperazione, coerenza ed educazione ambientale fin dalla più tenera età.
Parole che trasformanoIn definitiva, la comunicazione sul clima non consiste solo nel trasmettere informazioni, ma nell'innescare una trasformazione. Ogni storia ben raccontata, ogni fatto ben spiegato e ogni dialogo ben moderato possono cambiare le percezioni e generare un'azione collettiva.
Ecco perché, a partire dal giornalismo ambientale, come quello che svolgiamo su EFEverde.com, dobbiamo continuare a sostenere la verità, l'ascolto e il potere delle parole come strumenti di cambiamento. Solo se la società comprende la posta in gioco può pretendere le risposte che il clima – e il futuro – richiedono.
Arturo Larena Direttore di EFEverde.com – Agenzia di stampa EFEGreen Opinion Creators #CDO è un blog collettivo coordinato da Arturo Larena , direttore di EFEverde
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