Dalle foreste boliviane ai ghiacciai antartici, ecco le prime immagini del satellite Biomass

VIENNA – Nei prossimi cinque anni ci aiuterà mappare le foreste tropicali e altri ecosistemi del nostro pianeta, per valutarne lo stato di salute, prevederne l’evoluzione e misurare la loro capacità di assorbire e stoccare l’anidride carbonica, mitigando così la crisi climatica. E ha cominciato molto bene: il satellite Biomass dell’Agenzia spaziale europea, lanciato alla fine dell’aprile scorso a bordo del propulsore Vega-C di Avio, sta infatti entrando nella fase operativa della missione. Dopo essersi portato nell’orbita prevista, a 666 chilometri di quota, e aver dispiegato il suo grande “ombrello” di 12 metri di diametro, il satellite – il settimo della serie Earth Explorer dell’Esa, dedicata all’osservazione avanzata del nostro pianeta – ha infatti cominciato a scattare e inviare a Terra immagini ad altissima risoluzione del nostro pianeta. Le prime istantanee – sette, per la precisione – sono state svelate oggi a Vienna in occasione del Living Planet Symposium 2025, il grande evento Esa dedicato, per l’appunto, all’osservazione della Terra, all’azione per il clima e alla sostenibilità.
Dal fiume Ivindo in Gabon alla foresta amazzonica brasiliana, passando per gli atolli indonesiani e per la catena transantartica, le immagini mostrano le incredibili potenzialità degli occhi di Biomass per scrutare il nostro pianeta come nessun altro satellite era riuscito a fare. “Guardando queste fotografie”, ha commentato Simonetta Cheli, direttrice del programma di Earth Observation dell’agenzia, “è chiaro che il nostro satellite si sta comportando come aveva promesso. Ci aspettiamo che questa nuova missione ci consentirà di fare un balzo nella nostra abilità di comprendere le foreste terrestri, grazie alla tecnologia radar a bordo del satellite e all’eccellenza scientifica con la quale riusciremo a dare uno sguardo senza precedenti al ciclo del carbonio, alle dinamiche del clima e alla salute di questi preziosissimi ecosistemi”.
Biomass, un occhio nel cielo
Le ragioni di tanto entusiasmo sono comprensibili. Su Biomass le aspettative sono molto alte: si tratta infatti di una missione estremamente complessa, il cui sviluppo ha richiesto oltre dieci anni e un costo complessivo di circa 400 milioni di euro. Gli obiettivi principali della missione, come anticipavamo, sono tre: il primo è la determinazione della biomassa forestale, che verrà misurata con una risoluzione di 200 metri; il secondo è la misurazione dell’altezza forestale, un altro dato cruciale, che combinato al primo consentirà di ricostruire la struttura tridimensionale delle foreste globali e la loro capacità di stoccaggio del carbonio; il terzo è il monitoraggio dei disturbi della vegetazione e della ricrescita, il che permetterà di identificare aree soggette a deforestazione e di monitorare i processi di rigenerazione fossile nel tempo. Inoltre, il satellite eseguirà anche un’imaging della geologia sottosuperficiale dei deserti, una mappatura della topografia sotto la vegetazione e una misurazione della velocità dei ghiacciai e delle calotte polari.
Il segreto si chiama radar
Scansionare le foreste tropicali da oltre seicento chilometri di altezza non è affatto cosa facile. La peculiarità di questo satellite sta nel fatto che grazie al suo sofisticato radar di bordo riuscirà ad “affettare” longitudinalmente le foreste, “penetrando” dall’alto le chiome degli alberi e rilevando la struttura del tronco, un dato molto difficile da misurare ed estremamente prezioso, perché è proprio nel tronco che risiede la maggior parte della biomassa delle foreste (il 75%, per la precisione, mentre radici e foglie ne contengono rispettivamente il 24% e l’1%). Ma non basta: per funzionare al meglio e consentire di sovrapporre le immagini creando una mappa tridimensionale, questa complessa “macchina fotografica” deve scattare in condizioni di luce sempre uguali. Per questo, Biomass è stato posto in un’orbita geostazionaria, in virtù della quale il satellite sorvola ogni punto della superficie terrestre sempre alla stessa ora solare, con angolazione ogni volta leggermente diversa. In questo modo le immagini possono essere combinate e dare luogo, per l’appunto, a una scansione tridimensionale.
Le istantanee appena presentate, assicurano dall’agenzia, sono solo un assaggio di quello che verrà: “Al momento siamo ancora nella fase di messa in servizio di Biomass, e lo stiamo perfezionando perché fornisca dati di massima qualità, che consentano agli scienziati di determinare con precisione la quantità di carbonio immagazzinata nelle foreste di tutto il mondo”, ha spiegato Michael Fehringer, responsabile del progetto per l’Esa. “Abbiamo monitorato attentamente le prestazioni in orbita e siamo molto lieti di annunciare che tutto funziona senza intoppi e di presentare queste immagini spettacolari, che sono solo un piccolo assaggio di quello che verrà”.
Bolivia, fiumi e foresteL’immagine (in alto a destra) mostra una parte della Bolivia, un paese che negli ultimi anni ha subito una profonda deforestazione principalmente a causa del disboscamento dovuto all’espansione agricola. Le tonalità verdi rappresentano la foresta pluviale, quelle rosse le pianure alluvionali e le zone umide boscose, quelle blu-viola le praterie e le aree nere sono fiumi e laghi.

Le due immagini sono entrambe relative alla foresta boliviana. Quella in alto è stata scattata da Biomass, quella in basso da Copernicus Sentinel-2. Il radar a bordo di Biomass consente di penetrare la chioma degli alberi e caratterizzare l’intera struttura forestale, mentre Sentinel-2 cattura solo la sommità delle chiome. Una differenza che consente agli scienziati di quantificare con molta più precisione la quantità di biomassa delle foreste.

Questa è la prima immagine in assoluto scattata dal satellite, il 22 maggio 2025: si tratta di una porzione della foresta pluviale amazzonica nel Brasile settentrionale. Nella parte inferiore dell’immagine le zone rosse e rosa indicano la presenza di zone umide, mentre le regioni verde della parte superiore rivelano una topografia più accidentata e una copertura forestale densa e continua.

L’immagine mostra la foresta pluviale di Halmahera, in Indonesia, situata in un terreno montuoso di origine vulcanica. Nei pressi della costa settentrionale si nota il monte Gamkonora, un vulcano ancora attivo. L’immagine si estende per circa 120 chilometri in lunghezza e 60 in larghezza.

Volando sul Gabon, Biomass ha scattato questa immagine del fiume Ivindo, vitale per la salute della foresta pluviale. Il verde, predominante nella foto, rappresenta la fitta foresta che circonda il fiume; sono ben visibili le caratteristiche topografiche della regione, il che mostra la capacità del radar di “scansionare” la foresta in tutta la sua altezza.

Sebbene le foreste siano il suo soggetto preferito, Biomass può fotografare anche altro. In questa immagine è visibile una parte del Sahara, in Ciad, con la catena montuosa dei Tibesti. Il radar di Biomass dovrebbe essere in grado di penetrare attraverso la sabbia asciutta fino a cinque metri di profondità, il che sarà molto utile per mappare e studiare le caratteristiche geologiche del sottosuolo nei deserti, per comprendere il clima del passato e valutare la presenza di risorse idriche fossili.

Ci spostiamo all’estremo sud del mondo: queta immagine mostra una porzione della catena transantartica, l’insieme di montagne che tagliano obliquamente l’Antartide e separano la Barriera di Ross dallo sconfinato altopiano antartico su cui sorge il Polo Sud.
La Repubblica