In Antartide stanno scomparendo le foche

In Antartide stanno scomparendo le foche. Un calo sempre più drastico interessa le popolazioni di questi mammiferi, con numeri significativi e il rischio concreto di un’estinzione all’orizzonte per due diverse specie, monitorate in particolare sull’isola di Signy, nell'arcipelago delle Orcadi Meridionali, in Antartide. L’ultima ricerca del British Antarctic Survey (BAS), istituto che fa capo al Natural Environment Research Council, “fotografa” in particolare il crollo demografico delle foche di Weddell, delle otarie orsine antartiche e, benché in misura minore degli elefanti marini del Sud.
Un crollo messo in relazione – grazie anche all’utilizzo dei dati satellitari a partire dal 1982 – con le variazioni della concentrazione di ghiaccio marino, particolarmente consistenti: è così bastato confrontare la regressione della superficie ghiacciata con i dati dei censimenti delle popolazioni di foche, avviati sin dal 1977, per constatare la relazione tra i due fenomeni. E dunque i mammiferi pagano lo scotto di cinque decenni di profonde trasformazioni morfologiche dell’intera area, investita dagli effetti di una crisi climatica solo in parte controbilanciata da un “raffreddamento temporaneo”, registrato tra il 1998 e il 2014.
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista scientifica “Global Change Biology”, certificano un calo del 54% del numero di foche di Weddell (Leptonychotes weddellii il nome scientifico): una popolazione dunque più che dimezzata dal 1977 a oggi. Del resto, si tratta di mammiferi che dipendono dal ghiaccio marino stabile per riposare, riprodursi e nutrirsi. Cacciatrici notturne, possono arrivare a nuotare a una velocità di tredici chilometri orari, toccando profondità consistenti (fino ai seicento metri) e resistendo in apnea anche per 80 minuti.

Allo stesso modo, le otarie orsine antartiche (Arctocephalus gazella), pur riproducendosi di fatto sulla terraferma, sembrano pagare notevolmente dazio agli effetti a cascata dello scioglimento dei ghiacci sulla catena alimentare: le loro popolazioni, registra lo studio, sono diminuite del 47%. La comunità scientifica ha accolto non senza preoccupazione i dati della ricerca, che mettono fortemente in discussione le precedenti ipotesi secondo cui la popolazione di foche nelle Orcadi Meridionali si fosse stabilizzata. Meno consistente il calo demografico della terza specie monitorata, gli elefanti marini del Sud (Mirounga leonina il nome scientifico).
Lo studio sottolinea in particolare "l'importanza vitale del monitoraggio ecologico a lungo termine" e la connessione tra le tre specie di foche e le condizioni del ghiaccio marino. Modifiche così profonde dell’habitat hanno conseguente evidenti sugli ecosistemi. "Per una volta – commenta Michael Dunn, autore principale dello studio - non stiamo solo prevedendo come la fauna selvatica potrebbe reagire alla riduzione del ghiaccio marino e ai cambiamenti ambientali, ma abbiamo avuto l’opportunità, piuttosto rara, di confermarlo utilizzando dati solidi e a lungo termine. Il quadro che emerge è profondamente preoccupante”.

Non v’è dubbio, sottolineano ancora i ricercatori, che molti effetti ambientali sulla fauna selvatica possono essere veramente compresi e convalidati solo nel corso di decenni, non di anni. Lo studio fa luce anche sui rischi più estesi che interessano l’ecosistema antartico: non si può non manifestare una seria preoccupazione, evidenziano i ricercatori, su come i cambiamenti climatici stiano disturbando l’intera fragile rete alimentare antartica, con effetti a cascata su tutte le specie, foche in primis.
La Repubblica