La stampante 3D che trasforma gli scarti alimentari in oggetti

Bucce di banana, gusci d'uovo, fondi di caffè e steli di fiori trasformati in accessori. Si chiama FOODres.AI ed è stata inventata da due giovani ricercatori del Mit di Boston. Un progetto premiato con il Social Design Award nell’aprile 2025. “Grazie alla stampante 3D, la sostenibilità ambientale si intreccia con la creatività individuale, e ogni casa può diventare un piccolo laboratorio ecologico”. Solo nel 2019, gli Stati Uniti hanno generato 66 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, la maggior parte (il 60%) è finita in discarica. Secondo quanto emerso da un rapporto dell'Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti, l'anidride carbonica generata dai rifiuti alimentari equivale alle emissioni di 42 centrali a carbone.

Per cercare di risolvere questo problema, Yiqing Wang e Biru Cao, due giovani ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno realizzato una stampante 3D basata su algoritmi d’intelligenza artificiale in grado di convertire gli scarti alimentari in piattini, tazzine, portapenne, e altri oggetti di uso quotidiano per la casa. L’invenzione, chiamata appunto Foodres.Ai, ha l’obiettivo di riutilizzare i rifiuti prima che raggiungano i bidoni della spazzatura o i contenitori del compost, “Contribuendo a promuovere un'economia domestica realmente circolare, dove ciò che consideriamo rifiuto diventa una risorsa preziosa. La nostra invenzione potrebbe aiutare le famiglie a fare la loro parte per ridurre gli sprechi alimentari e, al contempo, a realizzare alcuni utili accessori per la casa”, hanno dichiarato i due ricercatori del Mit nel presentare il progetto ai media.

Il funzionamento della stampante è stato pensato per essere intuitivo e accessibile a chiunque, anche a chi non ha alcuna esperienza con la stampa tridimensionale.
La stampante funziona in tandem con un'app mobile che scansiona le immagini e identifica gli scarti alimentari. Gli utenti scattano una foto degli scarti, che possono includere dalle bucce di banana ai gusci d'uovo ai fondi di caffè. Il modello di intelligenza artificiale analizza l'immagine identificandone tipologia, umidità e struttura. Una volta identificato l'oggetto, il sistema suggerisce quale “ricetta” di stampa è compatibile. In pratica, in quali oggetti potrebbe essere convertito quel tipo di scarto. È possibile scegliere tra una selezione di modelli predefiniti, come bicchieri e utensili, oppure creare i propri oggetti personalizzati. Gli utenti possono anche personalizzare il colore e la consistenza del loro oggetto in base ai materiali disponibili.
Una volta selezionato l’oggetto, il dispositivo aggiunge automaticamente additivi naturali agli scarti alimentari che vengono macerati, filtrati e miscelati per creare una densa bioplastica biodegradibile. Questa pasta viene quindi immessa in un sistema di estrusione a tre assi con riscaldamento automatico, che modella la miscela nel prodotto finale. Al termine del processo, si apre lo sportello laterale del dispositivo per recuperare l'oggetto personalizzato: con un semplice clic.
L’AppUna libreria digitale integrata consente agli utenti di scegliere tra una vasta gamma di oggetti da stampare. L'interfaccia dell’App è intuitiva e guida le persone attraverso il rilevamento, la selezione degli oggetti e la stampa. Supporta anche personalizzazioni avanzate: gli utenti possono combinare materiali per ottenere colori e texture diversi, con regolazioni assistite dall'intelligenza artificiale per garantire la qualità di stampa. Questa flessibilità rende la stampante FOODres.AI accessibile a tutti, indipendentemente dalle esperienze personali con la stampa 3D.
L’obiettivo dei ricercatori è ambizioso: avviare un progetto pilota a Cambridge, coinvolgendo oltre 2000 famiglie e risparmiando fino a 6,8 milioni di chilogrammi di cibo. In questo modo, la sostenibilità ambientale si intreccia con la creatività individuale, e ogni casa può diventare un piccolo laboratorio ecologico. Contribuendo a costruire una cultura di eco-consapevolezza guidata dalla creatività personale e della comunità.
La Repubblica