NGFS pubblica i primi scenari di breve periodo sugli impatti finanziari del climate change


Il Network for Greening the Financial System (NGFS) ha presentato i primi scenari climatici che mostrano e analizzano gli impatti economici e finanziari del cambiamento climatico nel breve periodo. Si tratta di una novità di rilievo per banche centrali, autorità di vigilanza e istituzioni finanziarie che devono valutare la vulnerabilità del sistema economico a eventi climatici imminenti.
A differenza dei più noti scenari a lungo termine questi nuovi modelli si concentrano sul periodo fino al 2030, considerando quindi un arco temporale di cinque anni, con l’obiettivo di fornire strumenti pratici per esercizi di stress test e per la valutazione dei rischi macroeconomici connessi a eventi meteorologici estremi o a transizioni politiche e tecnologiche accelerate. Tra le principali caratteristiche di questi scenari vi è l’inclusione dei rischi climatici fisici composti, per capire come una sequenza di eventi meteorologici estremi (quali ondate di calore, inondazioni, incendi boschivi e tempeste) può influenzare profondamente le economie, causando potenziali guasti nelle catene di approvvigionamento e impatti devastanti sulla produzione globale.
Andando a vedere nel dettaglio, il set comprende quattro scenari distinti: uno è focalizzato esclusivamente sul rischio fisico, due sono incentrati solo sul rischio di transizione e uno li combina entrambi. Lo scenario “Disasters and Policy Stagnation” analizza le ripercussioni economiche e finanziarie dovute a eventi meteorologici estremi ma plausibili, mentre “Highway to Paris” immagina una transizione ordinata trainata dalla tecnologia. “Sudden Wake-Up Call” considera un cambiamento improvviso delle politiche pubbliche e delle preferenze di consumo, con uno spostamento rapido verso tecnologie a basse emissioni che, seppur benefico per l’ambiente, genera turbolenze nei mercati finanziari e settoriali. Infine, “Diverging Realities” analizza uno scenario in cui le economie avanzate seguono una transizione ordinata, mentre altre affrontano eventi climatici estremi, causando ulteriori interruzioni nelle catene di approvvigionamento e aumentando i costi della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
I risultati mostrano che il rischio di transizione genera un impatto limitato sul PIL (-0,5%) e un aumento moderato della disoccupazione (+0,7 punti percentuali) quando vengono attuate politiche ambiziose in modo ordinato (“Highway to Paris”). Tuttavia, cambiamenti politici improvvisi e disordinati (“Sudden Wake-Up Call”) aumentano i costi economici, portando a una riduzione del PIL dell’1,3% e a un aumento della disoccupazione di 1,3 punti percentuali nel 2030.
Gli impatti del rischio fisico dovuti a eventi meteorologici estremi e composti (che colpiscono una sola regione del mondo alla volta) causano forti ma temporanee contrazioni della produzione. Per esempio, il PIL globale può diminuire fino all’1% nel 2026 in seguito a eventi meteorologici estremi in Europa e fino al 2,1% nel 2027 dopo eventi simili in Asia (“Disasters and Policy Stagnation”).
Nello scenario “Diverging Realities”, shock climatici frequenti e composti, insieme a interruzioni delle catene di approvvigionamento e sforzi di transizione in alcune regioni, portano a perdite globali (e durature) del PIL fino al 2,8% e a un aumento della disoccupazione fino a 1,7 punti percentuali nel 2028.
Livio Stracca, responsabile del gruppo di lavoro NGFS sugli scenari, ha sottolineato l’importanza di questa analisi: “Le istituzioni finanziarie hanno bisogno di una visione più concreta e tempestiva di come il clima e le politiche ambientali possano influenzare la stabilità macroeconomica. Questi scenari aiutano a quantificare i rischi plausibili nel breve periodo, fornendo indicazioni preziose per le strategie di investimento, la gestione del rischio e la supervisione finanziaria.”
Tutti gli scenari (che trovi qui) sono stati sviluppati in collaborazione con un consorzio di esperti accademici e modellisti, tra cui CLIMAFIN, E3-Modelling / Ricardo e l’IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis).
esgnews