Northvolt in bancarotta, chiude lo stabilimento per la produzione di batterie in Svezia e lo rileva Lyten


La produzione di batterie per auto elettriche nello stabilimento Northvolt di Skellefteå, nel nord della Svezia, si è fermata. Dopo la dichiarazione di bancarotta del 12 marzo, nonostante l’interesse di alcuni gruppi internazionali, non è stato trovato alcun acquirente per salvare l’impianto. Dei 900 dipendenti pre-fallimento, ne restano oggi solo 300. Un duro colpo per l’automotive europea e per le ambizioni di autonomia industriale nel settore delle batterie.
La parabola di Northvolt, fondata nel 2015 dagli ex Tesla Peter Carlsson e Paolo Cerruti, si chiude dopo dieci anni di grandi promesse e altrettante difficoltà. L’azienda, che aveva raccolto oltre 15 miliardi di euro da investitori come Volkswagen e Goldman Sachs, era diventata il simbolo della volontà europea di costruire una filiera indipendente per la mobilità elettrica. Ma tra ritardi produttivi, la cancellazione della maxi-commessa BMW e la mancanza di sussidi pubblici competitivi rispetto ai colossi cinesi, il sogno si è infranto.
Se la chiusura di Skellefteå segna la fine di un’era, la fabbrica Northvolt Dwa ESS di Danzica, in Polonia, si prepara a una rinascita. A rilevarla è la startup americana Lyten, specializzata in batterie al litio-zolfo e tecnologie per l’accumulo energetico. L’impianto da 25.000 m², il più grande d’Europa per i sistemi BESS (Battery Energy Storage Systems), sarà riattivato per soddisfare ordini già confermati fino al 2026. La capacità produttiva attuale di 6 GWh potrà essere estesa fino a 10 GWh.
“Prevediamo di riavviare immediatamente le operazioni in Polonia e di consegnare gli ordini dei clienti esistenti e nuovi”, ha dichiarato il CEO di Lyten, Dan Cook. “Il porto di Danzica e le istituzioni locali ci stanno supportando nel coniugare la tecnologia della Silicon Valley con il talento ingegneristico polacco”.
L’acquisizione da parte di Lyten rappresenta una beffa per l’industria europea: mentre i produttori auto come Stellantis si affidano a fornitori cinesi come CATL, le joint venture europee arrancano. ACC (Stellantis, Mercedes, TotalEnergies) ha sospeso i lavori in siti chiave come Termoli. La cessione della fabbrica polacca a un attore americano evidenzia le difficoltà dell’UE nel costruire una filiera autonoma e competitiva.
Lyten non è un nome qualsiasi. Le sue batterie al litio-zolfo sono già state utilizzate su droni, sulla Stazione Spaziale Internazionale e nel concept Halcyon di Chrysler (gruppo Stellantis). L’azienda punta sul segmento BESS, in forte espansione per rispondere alla domanda energetica di data center, AI e mercati emergenti. Con l’acquisizione di Dwa ESS, Lyten rafforza la sua presenza in Europa e rilancia la sfida tecnologica.
Resta incerto il destino delle altre sedi Northvolt in Germania e Nord America. Come per Danzica, il futuro dipenderà dalla capacità di attrarre nuovi investitori e rilanciare gli asset industriali. Ma una cosa è certa: la chiusura di Skellefteå segna un punto di svolta nella corsa europea all’indipendenza energetica. E forse, anche un’occasione mancata.
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